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Calcolo delle probabilità – Il numero aureo anche nella mia testa

… Septem vetulae vatum Romam; quarum quaelibet, habet burdones 7; et in quolibet burdone sunt sacculi 7; et in quolibet sacculo panes 7; et quilibet panis habet cultellos 7; et quilibet cultellus habet vaginas 7. Quaeritur somma omnium praedictorum …

 
Quando frequentavo la scuola media inferiore detestavo la matematica.

Avevo un’insegnante per nulla collaborante che mi tormentava di continuo, mi chiamava alla lavagna, mi faceva scrivere equazioni e mi rimandava a posto con la solita frase perentoria ‘Sono buona e non ti metto voto … ma come debbo fare a infilarti i numeri nella testa?’
Ora ho quarant’anni e ho una grande passione: l’Ingegneria Finanziaria.
E mi è capitato di ritornare con il pensiero alla mia insegnante di Scuola Media Inferiore già ai tempi dell’Università quando, tra le righe delle opere di Jean Jacques Rousseau (1712-1778) ho scoperto non essere ‘la Regina degli Ottusi nelle Scienze matematiche’, quanto piuttosto una delle tante vittime di un sistema di insegnamento poco incline a considerare che ogni individuo è diverso dall’altro; e questa differenza non dev’essere considerata una discriminante, bensì un arricchimento della società stessa.
Rousseau è stato un grande filosofo e musicista e con le sue idee ‘rivoluzionarie’ pare abbia dato vita a quelle teorie socialiste che influenzarono la Rivoluzione Francese. Ma non solo.
Ha ispirato parecchi modelli della Pedagogia contemporanea: sue le parole ‘ Tutto è buono quando esce dalle mani del Creatore, ma tutto si degenera nella mani dell’uomo’ che stanno ad indicare come ogni Creatura nasca pura e spetti alla mano umana plasmarla e modellarla a dovere.
L’insegnamento primario è importante. Viene impartito dalla famiglia e dalla scuola e se l’una o l’altra non sono capaci di individuare il modo più idoneo, questi errori di metodo si ripercuotono su tutta la vita futura di un individuo.
Un’antica filastrocca egiziana ritrovata sul papiro di Rhind (1650 a.C.) inventata per insegnare ai bambini le potenze di un numero recitava così ‘Septem vetulae vatum Romam; quarum quaelibet, habet burdones 7; et in quolibet burdone sunt sacculi 7; et in quolibet sacculo panes 7; et quilibet panis habet cultellos 7; et quilibet cultellus habet vaginas 7. Quaeritur somma omnium praedictorum’.
In realtà quella che ho riportato non è la versione originale, bensì la versione della stessa proposta dal figlio di Bonaccio da Pisa, noto alla storia come Leonardo Fibonacci, nel suo Liber Abaci(1202), per mezzo del quale introdusse in Occidente le cifre arabe.
 
Mi sono così domandata come mai gli antichi Egizi avevano capito che per fare comprendere concetti difficili ai bambini era sufficiente inventare filastrocche o associare ad essi disegni divertenti. E come si sia potuta verificare una tale regressione in campo didattico con il passare del tempo …
Io ormai ricordo le mie scaramucce con la matematica con un sorriso, ma sarei lieta se oggi la Scuola si impegnasse ad utilizzare più fantasia per non commettere gli stessi errori.
Ogni anno, nel mese di Dicembre, alzo la testa e guardo sempre con ammirazione la ‘mia’ Mole Antonelliana nella veste natalizia che l’artista Mario Mertz (1925 – 2003) ha fatto apposta per lei … l’ha impreziosita e illuminata con la sequenza numerica di Fibonacci
E così mi ritrovo a pensare che ci sono state ‘grandi menti’ nei tempi antichi, ma anche nel passato a noi più prossimo, che con pochi strumenti ma tanta determinazione e genio creativo, sono riuscite a creare opere artistiche meravigliose o a trovare soluzioni a problemi apparentemente banali e a teorizzarle. Basta pensare al ‘problema dei coniglietti’: chi avrebbe mai pensato che dalla sua soluzione avrebbe avuto vita, oltre ad un esercito di conigli, anche l’illustrissima sequenza numerica di Fibonacci? E che il fatto che ogni numero sia la somma esatta dei due numeri che lo precedono trovi corrispondenza nella composizione delle foglie sulle piante e nel numero dei petali dei diversi tipi di fiori?
E che più alti sono i numeri di Fibonacci e più ci si avvicina al numero aureo? Già! Proprio quello descritto da Frà Pacioli nel ‘De Divina Proportione’ e si nasconde nelle forme a spirale delle conchiglie, negli ammassi apparentemente caotici delle galassie, in opere pittoriche come il ‘Sacramento dell’Ultima Cena’ di Salvador Dalì,
nel ‘Partenone’ di Atene e nelle ‘Piramidi’ della Piana di Giza … quel numero ‘misterioso’ … la proporzione geometrica definita da Euclide e battezzata da Frà Pacioli, nel ‘500, ‘Divina proporzione’.
1,6180339887… numero irrazionale derivato dalla geometria euclidea con infinite cifre decimali prive di sequenze ripetitive.
Ed ecco che ogni argomento matematico si collega ad un altro in una costruzione armoniosa, mistica, il cui Creatore sembra essere Uno soltanto.
Cara Professoressa della mia Scuola Media Inferiore, ho letto che Einstein ai tempi della scuola faticasse un pochino a comprendere i numeri. Un giorno ha scritto: ‘Quella del mistero è la più straordinaria esperienza che ci sia dato di vivere. E’ l’emozione fondamentale situata al centro della vera arte e della vera scienza’; il numero è alla base di questo mistero … ed io, anche se non riceverò mai un premio Nobel come il grande Einstein, sono lieta di essere riuscita a prenderne parte.
 
Erika Tassi