… datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo …
Così esclamò Archimede da Siracusa dopo essersi entusiasmato per le sue scoperte in Meccanica: aveva appena istituito il principio della leva, ovvero una macchina semplice che consente di vincere con una potenza piccola una resistenza assai più grande.
Vediamo infatti nell’immagine che con una semplice asse di legno, appoggiata nella giusta posizione, una pallina di 5 kg riesce a tenere in equilibrio una sfera immensa che ne pesa 100: ciò avviene in quanto il momento risultante del sistema di forze rispetto al punto d’appoggio diventa nullo grazie al braccio della sfera piccola che è enormemente superiore rispetto al braccio della sfera grande. E ora vediamo di quanto, applicando l’equazione cardinale …
Indichiamo con F e B, rispettivamente, forze peso e bracci, e con 1 e 2 le sfere rispettivamente grande e piccola
F1 x B1 – F2 x B2 = 0 .
Risolvendo rispetto a B2 , si ottiene:
B2 = (F1 x B1)/ F2 .
Se quindi il rapporto tra le due forze è 20, per avere l’equilibrio si dovrà avere l’inverso del rapporto tra i bracci. E questo era il fondamento della leva, che oggi sembra una banalità, ma ai tempi di Archimede non lo era per nulla. Ovviamente si potrebbero esporre, ai fini di una maggior completezza, le innumerevoli evoluzioni nella Meccanica nonché applicazioni tecniche del principio, ma in questa sede, per far capire come esso trovi applicazione anche in Finanza, può essere sufficiente fermarci qui.
Chiunque di voi avrà senz’altro sentito parlare della cosiddetta “leva finanziaria”, soprattutto in questi ultimi mesi, caratterizzati da una grande crisi del sistema creditizio: ebbene, adesso ci proviamo noi a spiegarvi di cosa si tratta. Qui non intendo certo fornire una definizione rigorosa da economista, chi sia interessato a quella può benissimo andarsela a cercare su testi specializzati, ma solamente fornire il concetto di base: per “leva finanziaria” si deve intendere ogni strumento finanziario atto a utilizzare, o esporsi, su una grande massa monetaria, disponendo nella realtà di una massa monetaria ben più piccola.
E’ un po’ come se nell’immagine sopra immaginassimo al posto delle sfere due sacchi di soldi, uno grande – cioè quello che vorremmo utilizzare – e uno molto più piccolo – ossia quello di cui realmente disponiamo -.
Sono molti gli esempi di leva finanziaria, individuabili anche nell’ambito della nostra vita quotidiana: per farne uno banale, supponiamo di voler comprare una casa del valore di € 200.000 disponendo di soli € 30.000; se troviamo una banca disposta a finanziarci i rimanenti 170.000 concludiamo l’acquisto, dopodichè, se troviamo un possibile compratore disposto a pagarci per la stessa casa la somma di € 230.000, abbiamo realizzato un profitto, al lordo degli oneri finanziari, di € 30.000.
Quanto vale in termini percentuali questo profitto che abbiamo maturato?
E forse a qualcuno di noi potrebbe venire in mente: ma certo, il 15%! La casa l’ho pagata 200.000 e l’ho rivenduta a 230.000, quindi … sicuro!
In realtà il profitto non è del 15% ma del 100%, perché noi di tasca nostra ne abbiamo sborsati solo 30.000!
Ecco facilmente spiegata la “leva del credito”.
Datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo, diceva il grande Archimede.
Nell’esempio appena discusso abbiamo trovato nella Banca un appoggio e così abbiamo sollevato non certo il mondo ma pur sempre una casa!
Ma aspettiamo a montarci la testa: ci stiamo crogiolando sugli allori soltanto perché l’operazione ha avuto un esito positivo.
Cosa sarebbe accaduto – al contrario – se dopo esserci esposti per 170.000 con la Banca non avessimo trovato un acquirente pronto a comprarla oppure se fossimo stati costretti a venderla per una somma nettamente inferiore? Facile: avremmo vissuto una Waterloo finanziaria in tutto e per tutto simile, in piccolo, a quella dei colossi di Wall Street che ha scatenato i recenti crolli dei Mercati, rovina diffusa e arresti!
Quindi, attenzione: la “leva” è un’arma potentissima e anche molto affascinante ma può rivelarsi anche terribilmente pericolosa, in quanto esattamente allo stesso modo in cui esalta i profitti, ingigantisce le perdite.
Veniamo ora ad un altro tipo di leva finanziaria, ovvero quella costituita dal contratto Future. Abbiamo visto nei precedenti contributi di Caranti come tale strumento sia nato essenzialmente a scopo di copertura (hedging): il buon Escobar, il produttore di caffè, voleva dormire sonni tranquilli riguardo al prezzo cui sarebbe stata pagata la sua fornitura, mentre Roaster, il suo acquirente torrefattore, aspirava ad altrettanto riguardo al suo costo di acquisto nonché alla data di consegna della merce perché nemmeno lui voleva avere sorprese, specialmente in vista di impegni già assunti con banche e clienti.
Da lì, come esposto da Caranti, il contratto Future ha assunto nelle borse mondiali una valenza altamente speculativa, e questo essenzialmente a causa del suo effetto leva. Tornando dalla grande Borsa delle Merci di Chicago (CME) al nostro mercato domestico, consideriamo il nostro Fib, ovvero il Future sull’indice S&P/MIB: ogni punto indice di variazione comporta una variazione di 5 Euro. Pertanto, prendere posizione sul Future al valore di 28.000 significa prendere posizione su 28.000 x 5 € = 140.000 €. La nostra Banca, come abbiamo visto, ci applicherà un Margine che si attesta mediamente tra il 7.75% e il 12% del controvalore del contratto. Supponiamo per semplicità che il Margine inizialmente versato sia pari al 10%, cioè a 14.000 Euro: ebbene, noi siamo in grado, impiegando una simile somma, di “controllare” un importo nettamente superiore. Sono d’obbligo le virgolette, in quanto, come abbiamo visto in http://www.francescocaranti.net/opzioni/future_long_short se il Mercato si mette contro, nella realtà controlliamo ben poco: sarebbe quindi più corretto dire che con 14.000 Euro possiamo prendere posizione su un Sottostante del controvalore di 140.000 disponendo in pratica di un rapporto di leva pari a 10.
La proprietà basilare del Future è che questo effetto leva è il medesimo, sia per i profitti che per le perdite. O quasi, in quanto è d’obbligo una piccola distinzione.
Al ribasso, il Sottostante al massimo può giungere a zero, e quindi la perdita massima possibile (o profitto per chi è dalla parte giusta) ammonterebbe a 140.000 €, mentre al rialzo, almeno in teoria, non ci sono limiti, potendo il Sottostante raggiungere i 50.000, 75.000 punti, o più (“se guardi in alto, a impedire al tuo sguardo di salire, c’è solo il cielo”).
Riflettendo su questa circostanza è facilmente comprensibile come un simile Strumento finanziario, se utilizzato in modo scriteriato, possa facilmente condurre alla rovina, così come, utilizzato correttamente possa produrre buonirisultati.
E così … con il Future abbiamo visto un altro tipo di leva finanziaria.
Ma in questo caso, invece che il mondo – o più modestamente, una casa – avrete “sollevato” un Indice di Borsa … ma attenzione però … che quell’Indice non vi ricada addosso!
Appuntamento al prossimo intervento, contando di ritrovarvi sempre più numerosi.
Giangiacomo Rossi