John Keynes e Guido Rossi - possibilità economiche per i nostri nipoti?

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Cari amici di www.francescocaranti.net, il caldo di questo agosto 2009 rende di certo inopportuno proporvi noiosi argomenti di carattere giuridico.

Permettetemi, invece, di darvi un piccolo consiglio su come impegnare non più di un paio d’ore del vostro meritato ozio vacanziero.
Pertanto vi suggerisco la lettura di un libriccino di appena cinquantadue pagine che, a dispetto della brevità, offre innumerevoli spunti di riflessione sull’attuale crisi economico finanziaria, nonché sulla finanza in generale.
A questo punto vorrete sapere qual è il titolo del libro e chi è il suo autore (anzi, in questo caso gli autori sono due), ma non ve li rivelerò ora: consentitemi qualche attimo di suspance, vi riporto, però, subito il passo di apertura : “ Negli ultimi tempi ci ritroviamo a soffrire di una forma particolarmente virulenta di pessimismo economico. E’ opinione comune, o quasi, che l’enorme progresso economico … omissis… sia finito per sempre; che il rapido miglioramento del tenore di vita abbia imboccato … omissis… una parabola discendente; e che per il prossimo decennio ci si debba aspettare non un incremento, ma un declino della prosperità .
Ebbene, per quanto vi possa sembrar strano <e lo è sembrato anche a me> il passo su riportato non è tratto da uno dei tanti recenti libri sull’attuale crisi economica, ma è l’incipit di una serie di conferenze che John Mynard Keynes (1883 – 1946) ha tenuto nel 1928, un anno prima della grande crisi del 1929, davanti agli studenti di Winchester e Cambridge.
 
Del grande economista già abbiamo letto su questo sito la citazione riportata dal collega-autore Marco Degiorgis in “OV 13 - Osti e Vini”  <peccato che nel lungo periodo saremo tutti morti e nessuno di noi lo potrà verificare> di cui vi fornisco il link per rivedere l’argomento:
 
L’intero testo di quelle conferenze fu pubblicato nel 1930 con il titolo “Possibilità economiche per i nostri nipoti”.
Oggi quel testo ci viene riproposto, con lo stesso titolo, per la Adelphi Edizioni, da Guido Rossi, con un proprio commento in calce che riprende il medesimo titolo ma in forma interrogativa: “Possibilità economiche per i nostri nipoti ? ”.
John Maynard Keynes, quindi, che non ha bisogno di presentazioni, così come non ne ha bisogno l’avv. Guido Rossi, ritiene ingiustificato il pessimismo economico di quel periodo in quanto la crisi economica da cui esso derivava dipendeva da una fase di assestamento tra un momento economico ed un altro, e si sa, le fasi di assestamento non sono mai indolori.
Prosegue, poi, condensando, in pochissime pagine, una dettagliata analisi storico-economica dall’antichità all’epoca moderna. Ed è da questa analisi che fa rilevare come, dal ‘500, e ancor di più dal ‘700 in poi, l’accumulazione del capitale, nel mondo occidentale, abbia subito una crescita esponenziale, crescita che sarebbe continuata nei decenni a seguire.
Partendo da questa incredibile crescita del capitale, Keynes si spinge ad immaginare, ed è questo lo scopo del suo scritto, come sarebbe stato il mondo, e soprattutto come si sarebbe evoluto l’uomo di lì a cento anni, grazie all’ulteriore crescita del capitale accumulato, oltre che ai progressi scientifici e tecnologici.
Egli immagina che l’uomo sarà affrancato dalla necessità di lavorare e che, magari potrà sembrare strano, avrà il problema di come vivere ed impiegare il tempo libero di cui inevitabilmente si troverà a disporre.
Immagina, quindi, un mondo più giusto ed equo, in cui non vi sarà più posto per gli egoismi personali ed in cui verrà dato finalmente spazio ai veri valori della vita.
Come già detto è un libro che offre innumerevoli spunti di riflessione, oltre che essere un libro che, nonostante gli argomenti trattati, è comunque di piacevole lettura, ma, poiché cento anni, da allora, sono quasi trascorsi, e possiamo considerarci noi i nipoti cui Keynes faceva riferimento ci troviamo nella condizione di poter dare una risposta alla domanda che, come diceva qualcuno, sorge spontanea : Ma Keynes aveva visto giusto, oppure ha preso solo un grosso abbaglio ?
Certo, considerando l’attuale crisi economica globale, l’aumento dei livelli di disoccupazione e quant’altro, sembrerebbe proprio che Keynes non ne abbia azzeccata una.
Ma siamo proprio sicuri che sia stato lui a sbagliare nelle sue previsioni o è stato, invece, il capitalismo ad aver imboccato una strada sbagliata, diversa da quella che lo stesso Keynes aveva immaginato, e diventando sempre più un “ capitalismo opaco ?”.  
Bene cari amici, con questi interrogativi, su cui senz’altro rifletterete a fondo tra un bagno e l’altro, vi auguro buone vacanze.
 
Eligio Turi
 
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