Trading con le Opzioni - La Borsa è un gioco d’azzardo?

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se hai bisogno di una valvola che non perda, fai di tutto pur di trovarla. Ma il mondo reale può darti soltanto una valvola che perde e quindi devi stabilire la perdita massima che puoi tollerare (Wernher von Braun) …

Lo scienziato che ha sviluppato il razzo Saturno 5 per la prima missione Apollo sulla luna, Wernher von Braun (1912 – 1977) pare sia stato un adolescente poco amante dello studio e, in particolare, con una forte avversione per la matematica e la fisica.
Però amava scrutare il Cielo con il suo telescopio ed era affascinato da tutto ciò che aveva a che fare con lo spazio. I razzi! Oh, quanto era affascinato dai razzi! Tant’è che si dilettava a costruirne artificialmente nel garage di casa … facendo danni che gli costarono anche qualche conseguenza!
Ma (pensate un po’ quanto è strana la vita) un giorno si trovò per le mani un libro che lo incuriosì molto data la sua passione per i razzi ‘Il razzo nello spazio planetario’ (‘Die Radete zu den Planetenraumen’, di Hermann Oberth). Questo libro era veramente interessantissimo per il giovane Wernher, ma pieno zeppo i numeri, calcoli e formule. Così, in quel momento, decise di studiare la matematica e la fisica con maggior impegno e si applicò con tale dedizione che … riuscì a portare gli uomini sulla Luna.
 
Di von Braun mi hanno colpito la determinazione e la tenacia nel perseguire un obiettivo e nel realizzare un sogno, ma anche una cosa che ha detto “ … se hai bisogno di una valvola che non perda, fai di tutto pur di trovarla. Ma il mondo reale può darti soltanto una valvola che perde e quindi devi stabilire la perdita massima che puoi tollerare …”.
Il dottor von Braun ha deciso di correre un rischio ma presumo che avendo studiato la matematica suo malgrado – ma anche per sua fortuna – conoscesse molto bene la teoria del calcolo delle probabilità,la vera chiave del concetto di rischio la cui teorizzazione si deve a Blaise Pascal che, con l’aiuto di Pierre Fermat, analizzò e studiò a fondo problemi sollevati parecchio tempo prima dal cavalier De Merè e da Frate Pacioli (può essere interessante a questo proposito rileggere alcuni interessanti contributi che hanno accompagnato il nostro Sito a muovere i primi passi http://www.francescocaranti.net/opzioni/rompicapo_pacioli - http://www.francescocaranti.net/opzioni/pierre_fermat - http://www.francescocaranti.net/opzioni/triangolo_magico): senza probabilità e senza i numeri che ne dettano le regole, il rischio diventa puro azzardo.
 
Nonostante il mio carattere schivo e diffidente, il rischio mi ha sempre affascinato … volete dire che la conoscenza della teoria del calcolo della probabilità in me è sempre stata innata? No, non credo. Sono cresciuta in una famiglia di liberi professionisti e sentivo spesso echeggiare le parole ‘Chi non risica non rosica’ quindi, forse, la mia stessa famiglia d’origine aveva innato il concetto di rischio saldamente legato al calcolo delle probabilità … Chissà!
Da bambina trascorrevo le vacanze estive sulla Riviera Romagnola ospite degli zii paterni e lì, piuttosto che costruire castelli di sabbia sulle cui torri mettere una Barbie che invocava l’aiuto di qualche Ken, trascorrevo le ore mattutine rimanendo a mollo nel mare incurante dei ripetuti richiami della nonna, mentre il pomeriggio lo passavo nelle Sale Giochi con la speranza che qualche maschio indulgente e non troppo preso dalla frenesia del gioco m’insegnasse a giocare. Non accadeva mai … Mia nonna fuori dalle Sale Giochi sbraitava ed io dentro soffrivo perché nessuno mi coinvolgeva.
Quando sono diventata grande, ho avuto la fortuna di conoscere una persona che come me, nell’età infantile, passava ore nelle Sale Giochi: ferma e immobile guardava gli altri giocare per carpirne i segreti.
Non vi dico se io ho imparato a giocare e se quella persona che ho incontrato ha imparato a fare altrettanto. In realtà nessuno di noi due ha mai più cercato di entrare in una Sala Giochi perché altri giochi hanno cominciato ad appassionarci: giochi che non devono essere considerati giochi perché la loro componente principale è pure il rischio, ma prevedono di conoscere bene i numeri e la teoria del calcolo delle probabilità. Già … sto parlando di Borsa e Strumenti Derivati.
Ma di là del fatto che noi si sia imparato a giocare o a non-giocare, ciò che m’importa capire insieme a voi e con l’aiuto di questo contributo è se chi ama il Gioco sa distinguere tra un gioco e l’altro, conosce le regole e le rispetta. Perché il rischio è innato nel genere umano dai tempi dei tempi, ma le regole che sottintendono ad esso forse no.
Esistono infatti giochi in cui ci si può affidare solo al Caso, come la Roulette e i Dadi, ma ce ne sono altri, come il Poker e le Scommesse, in cui entra in campo la capacità di scegliere: abilità questa che necessita di molte informazioni razionali, logiche e sistemiche.
 
Un anno fa noi di www.francescocaranti.net abbiamo deciso di fare una scommessa con voi e con la Rete. Abbiamo rischiato fondando un Sito che aspirava a diventare il primo Sito di Finanza Derivata in Italia: la nostra intenzione non era quella di fare gli spocchiosi proponendoci come unici detentori della conoscenza in quest’ambito, quanto piuttosto quella di dimostrare che, oltre alla conoscenza degli Strumenti Derivati, siamo pure consapevoli della loro difficoltà direttamente proporzionale al loro fascino. E’ proprio sulla trasmissione della consapevolezza che abbiamo deciso di rischiare, prendendo attentamente in considerazione le probabilità a favore e le probabilità contro. Perché di Siti che parlano di Finanza Derivata ne è piena la Rete, mentre i Siti che parlano di consapevolezza in Finanza Derivata vanno cercati col lanternino! Il nostro gioco non è ancora terminato e ci auguriamo duri a lungo … ma non sappiamo ancora se abbiamo vinto. Questa risposta ce la potrete dare solamente voi col tempo. Noi, per il momento, ci dilettiamo a continuare.
E quest’anno abbiamo pure fondato una Casa Editrice. E ci auguriamo, seguendo le orme di Leonardo Pisano - in arte Fibonacci – di riuscire a trasmettere la consapevolezza finanziaria in maniera ancora più capillare così come Fibonacci ha introdotto in occidente i numeri con il suo Liber Abaci. Fibonacci rischiò moltissimo. Viveva in un periodo i cui ogni innovazione era vista con reticenza ed i numeri servivano solo per contare, ma ebbe la fortuna di affascinare l’imperatore Federico II che, pur essendo un uomo violento e ossessionato dal potere, era anche affascinato dalla cultura in generale e dalla scienza in particolare. L’Imperatore apprezzò, approvò e divulgò l’opera di Fibonacci, un’opera che permise ai numeri di controllare e gestire il rischio in un mondo in cui gli eventi futuri erano legati solo al caso e alla fortuna. Certo dovette passare ancora molto tempo prima che gli uomini facessero proprio questo concetto e Fibonacci aveva acceso sono un piccolo cerino in quei tempi oscuri, però i genii delle teorie che hanno fatto la storia della matematica devono a lui la potenza creativa.
 
Ma noi, uomini dell’età contemporanea, delle società in cui il settore terziario ha preso il sopravvento, uomini informatizzati e tecnologicizzati, uomini del digitale e dell’analogico … abbiamo veramente imparato a controllare il rischio con tutti i numeri in nostro possesso? La risposta, purtroppo, è NO. O, perlomeno, non abbiamo ancora imparato del tutto.
L’uomo dell’età contemporanea, pur con tutti i numeri di cui dispone e le regole per combinarli insieme facendo previsioni ragionevoli, probabili o meno, logiche … continua ad affidarsi al caso.
A questa considerazione non siamo arrivati con l’intuizione, né abbiamo consultato la sfera di cristallo. Abbiamo semplicemente fatto 2 + 2 = 4 usando i numeri come Fibonacci docebat.
 
Semplice? Per niente! www.francescocaranti.net si è messo in gioco esattamente un anno fa proprio per comprendere meglio cosa significa rischiare e condividere questa esperienza con la Rete intera. L’obiettivo che ci siamo preposti è difficile e ambizioso e ce ne rendiamo conto giorno dopo giorno, ma ci piace quello che facciamo per raggiungere questo obiettivo e il modo in cui lo facciamo. E continueremo a farlo perché, grazie ai numeri e alle loro combinazioni, abbiamo capito che l’uomo dell’età contemporanea non ha ancora imparato a rischiare o, meglio, a gestire il rischio: senza combinazioni logiche e razionali di numeri che ci indichino quali sono le probabilità a favore e quelle contro, che ci aiutino a fare previsioni e ci permettano di prendere decisioni autonome, consapevoli e responsabili, il rischio diventa solo gioco d’azzardo.
E quando si gioca d’azzardo non si può far altro che appellarsi alla sorte, a divinità pagane e agli indovini.
Ma … secondo voi … la Borsa è un gioco d’azzardo?
 
“ … se hai bisogno di una valvola che non perda, fai di tutto pur di trovarla. Ma il mondo reale può darti soltanto una valvola che perde e quindi devi stabilire la perdita massima che puoi tollerare (Wernher von Braun) … “
 
 
Erika Tassi
 
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